Il metodo

Occuparsi di comunicazione non è né facile né difficile. Farlo bene è un’altra cosa e può fare la differenza tra chi continua a sognare “da grande farò il giornalista” e chi riesce a farne una professione.

 Ma cosa accomuna la romantica figura del cronista sul campo con inseparabile Moleskine all’invisibile blogger/fotografo/moderatore e follower su Twitter? Che cosa accomuna un inviato a un addetto stampa?

La risposta è ovviamente la scrittura; la notizia è che il mestiere della scrittura si può imparare, a suon di esercizio. Per questo la scuola Chiodi propone, ormai da vent’anni, solo laboratori in cui almeno la metà delle ore di lezione sono dedicate all‘esercizio di scrittura e alla correzione istantanea e condivisa.

 Però se fosse sufficiente la pratica non ci sarebbe bisogno di una scuola. Invece la comunicazione è una matassa aggrovigliata, un mondo complesso che tiene insieme specializzazioni e competenze diverse, che richiedono un buon grado di consapevolezza. Da qui l’idea di proporre la cultura del giornalismo, offrendo agli allievi la possibilità di approfondire tematiche specifiche, sempre presentate da  tutor  professionisti dell’informazione.

 La scuola  è intitolata al suo fondatore, Arturo Chiodi (scomparso nel 2003), discepolo e amico di don Primo Mazzolari, affermato giornalista e direttore di tre quotidiani di Milano, Firenze e Torino. Fu, tra l’altro, fra i fondatori dell’Istituto per la Formazione  al Giornalismo (IFG) di Milano.

Lascia un commento